“L’ordinamento di un sistema! E dov’è qui il sistema? C’è mai stato, ci sarà mai? Essere stranieri nella verità e nella colpa, e insieme nella verità e nella colpa.”
Uno dei compagni (fortunatamente piacevole) di questa mia terribilmente pessima (lasciatemi passare i due superlativi così ravvicinati) estate è stato un piccolo gioiello (centocinquantuno pagine da leggere tutte d’un fiato, edite da Adelphi), scritto da Leonardo Sciascia, che non avevo mai avuto l’opportunità di leggere, purtroppo.
Leonardo Sciascia, autore caratterizzato da un raffinato modo di pensare nonché da uno squisito stile narrativo, seguitissimo negli anni Settanta e Ottanta, era di origini siciliane; nel 1988 propose “A ciascuno il suo“, un componimento narrativo che – come affermò Calvino – potrebbe sembrare un giallo, ma non lo è.
Nonostante molti abbiano letto e recensito questo libro di Sciascia, nessuno descrive e definisce quel “suum” che viene distribuito ai quattro personaggi principali.
La ragione di tutto ciò, probabilmente, è dovuta al pensiero che definire quel “suo” redistribuito rivelerebbe la trama del narrato, perciò evito di definirlo per rendervi curiosamente avidi di leggerlo.
Rischio di affondare nella banalità dicendo che Sciascia riesce a descrivere in maniera eccellente la mentalità siciliana, con le sue raffinatezze e non, e a caratterizzare i suoi personaggi che – in questo caso – hanno davvero trovato un autore.
E’ comunque stato un piacere ritrovare una “certa maniera” di scrivere in italiano.